mercoledì 21 febbraio 2018

Problemi di “struttura”: come si scrive un fantasy (e come lo scrivo io)

Parliamo di fantasy! E non di un fantasy qualunque, oppure solo della definizione di genere e altre pippe mentali. No, parliamo del mio fantasy.

“La Colonna di Antanacara” è una trilogia, scritta a quattro mani con Nicolò Parolini, della quale è stato pubblicato il primo volume, Avvento, ormai più di tre anni fa. Tre anni! Sono davvero tanti! E vi garantisco che non è solo un modo di dire.

Chi ha letto il primo tomo non ha fatto altro che ricordarmi regolarmente e con costanza quanto fossi in ritardo, domandandomi quando sarebbe uscito il seguito. Non c’è dubbio che sia una bella soddisfazione: sapere di aver causato così tanta curiosità è un incentivo molto potente, ma non è bastato.

martedì 26 settembre 2017

Eclissi: 11 agosto 1999

Un anno fa, dopo la conclusione della prima tappa del Viaggio del sogno premonitore, ho deciso di prendere in mano la mia carriera di scrittore. Venivo da una fase di buio creativo che mi aveva svuotato, e le mille suggestioni della trasferta francese avevano riacceso la miccia della creatività.

Ho cominciato con il personal branding, il blog, la newsletter ecc., ma naturalmente l’obiettivo vero era quello di tornare a scrivere. Sentivo l’urgenza di ricostruire un rapporto quotidiano, vivo, caldo con la scrittura, ma l’idea di iniziare con un progetto troppo ambizioso (come per esempio il secondo volume della trilogia della Colonna di Antanacara) mi intimoriva.

Così, su suggerimento della mia editor – della quale parlo spesso non perché se non lo faccio lei poi si vendica, ma perché in questa cosa del rapporto autore-editor ci credo sul serio –, ho optato per una novella, formato ideale per allenare i muscoli senza il rischio di sovraccaricarli.

martedì 5 settembre 2017

La verità sulla seconda tappa del Viaggio

La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità sulla seconda tappa del Viaggio del sogno premonitore



C’era un volta...
Proprio così, l’incipit per eccellenza. Il modo migliore per iniziare una fiaba. E vi garantisco che è la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi sono seduto alla scrivania, ho aperto il pc e ho cominciato a scrivere.

Mi sono stufato di parlare di scrittura e sono passato alle storielle? No, niente affatto, ma questo articolo parla della seconda tappa del Viaggio del sogno premonitore. E non ho dubbi: si tratta di una fiaba. Una fiaba vera, con le stesse regole, stilemi, atmosfera.

Ciò che ho vissuto quest’estate in Cornovaglia e in Francia assomiglia di certo più a un racconto fantastico che a una classica cronaca di viaggio. Potrei annoiarvi con un miliardo di dettagli tecnici (un pochino lo farò, ma solo citando i più divertenti) o farvi un resoconto preciso e schematico dei luoghi visitati, con consigli pratici e aneddoti da viaggiatore incallito. Invece no. L’unica cosa che voglio fare è aprire il sipario e lasciare che vi godiate uno spettacolo unico. Voglio che respiriate l’avventura che sto vivendo e voglio che siate al mio fianco quando la fiaba si sostituisce alla realtà e ci trasporta in un mondo che non credevamo possibile.

venerdì 11 agosto 2017

Come farsi massacrare dal proprio editor e vivere (quasi) felici

Sono abituato alle terapie d’urto. Anzi, a dire il vero me le vado proprio a cercare: penso siano il modo migliore per testare il livello di passione che crediamo di avere. Ho tentato strade alternative, ho cercato una porta sul retro, più comoda e meno violenta, ma con scarsi risultati. E così ho deciso di lasciar perdere.

Cosa c’entra questa premessa con l’argomento “editing”? Calza a pennello perché, quando mi sono cimentato con questa misteriosa pratica, non ho voluto smentire le mie masochistiche abitudini e ho sperimentato una “prima volta” piuttosto brutale. Talmente brutale da farmi capire quanto ci tenessi a questo maledetto mestiere, e quanto fossi disposto a mettere in gioco pur di non mollare. D’altronde, le terapie d’urto servono a quello.

mercoledì 19 luglio 2017

Una questione di metodo: un racconto è solo un romanzo più breve?

Quando insegnavo scrittura creativa, oltre a ricevere le classiche domande inutili (come faccio a essere pubblicato? Come faccio a diventare famoso? Tu conosci mica qualcuno in Mondadori / Einaudi / Adelphi / ecc.?), ho avuto l’occasione di approfondire temi più interessanti e di sicuro più centrali nella formazione di uno scrittore.

Uno su tutti: com’è che si scrive? L’immagine del genio scarmigliato e febbricitante che compone capolavori guidato dalla musa (o dalla droga) è stata archiviata, e sappiamo tutti che per scrivere ci vuole metodo.

giovedì 29 giugno 2017

“I bravi artisti copiano, ma i grandi artisti rubano”: Picasso aveva ragione?

Mi arrendo: sono colpevole di sparizione ingiustificata. Ci sono stati motivi concreti, dei quali magari vi parlerò meglio nella prossima newsletter (sì, torna anche lei!), ma la cosa importante è: sono qui e ho montagne di spunti da sviluppare con voi. Comincio subito. 

Qualche giorno fa ho ripreso in mano il testo a cui lavoro da un pezzo – da troppo – e l’ho riletto come farebbe un estraneo, cercando di capire se tra una riga e l’altra emergessero somiglianze con altri autori, e se queste eventuali somiglianze sconfinassero nell’imitazione.

L’ho fatto perché anch’io, come credo ogni autore, ho cominciato a scrivere per creare storie come quelle che amavo leggere. Solo che all’inizio le scrivevo esattamente uguali. Quando ho scoperto Stephen King, ho divorato tutti i suoi romanzi e sull’onda dell’entusiasmo mi sono messo a comporre… scrivendo passaggi identici ai suoi, usando gli stessi aggettivi e le stesse costruzioni sintattiche. Non me ne accorgevo, ero nel pieno del flusso creativo che attingeva a quella scorpacciata monotematica e ossessiva.

venerdì 24 febbraio 2017

Corsi di scrittura creativa: questi (fin troppo) conosciuti

I corsi per imparare l’arte della narrazione sono tantissimi e, negli ultimi anni, si sono moltiplicati come conigli. Insomma, sono un argomento trito e ritrito, ma non abbastanza per chi, come me, ama parlare di scrittura.

Potrei provare a scansarlo, anche con una discreta dose di abilità, ma so che non è possibile. E allora, invece di caderci per caso, ho preferito buttarmici dentro fino al collo. Tutto ciò che dirò potrà essere usato contro di me, ma almeno ne sono consapevole.