martedì 5 settembre 2017

La verità sulla seconda tappa del Viaggio

La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità sulla seconda tappa del Viaggio del sogno premonitore



C’era un volta...
Proprio così, l’incipit per eccellenza. Il modo migliore per iniziare una fiaba. E vi garantisco che è la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi sono seduto alla scrivania, ho aperto il pc e ho cominciato a scrivere.

Mi sono stufato di parlare di scrittura e sono passato alle storielle? No, niente affatto, ma questo articolo parla della seconda tappa del Viaggio del sogno premonitore. E non ho dubbi: si tratta di una fiaba. Una fiaba vera, con le stesse regole, stilemi, atmosfera.

Ciò che ho vissuto quest’estate in Cornovaglia e in Francia assomiglia di certo più a un racconto fantastico che a una classica cronaca di viaggio. Potrei annoiarvi con un miliardo di dettagli tecnici (un pochino lo farò, ma solo citando i più divertenti) o farvi un resoconto preciso e schematico dei luoghi visitati, con consigli pratici e aneddoti da viaggiatore incallito. Invece no. L’unica cosa che voglio fare è aprire il sipario e lasciare che vi godiate uno spettacolo unico. Voglio che respiriate l’avventura che sto vivendo e voglio che siate al mio fianco quando la fiaba si sostituisce alla realtà e ci trasporta in un mondo che non credevamo possibile.

Sembrano cazzate, lo so, ma è andata così: un viaggio cominciato quasi per scherzo (anche se non ho mai messo in discussione l’importanza del sogno), in pochi giorni ha battuto ogni aspettative e superato i confini dell’immaginazione. Pensate che stia esagerando? Non saprei... le sensazioni che ho portato a casa e le coincidenze che mi hanno guidato dicono il contrario.

Ero tentato di ricucire insieme i diari di viaggio che ho pubblicato a caldo ogni sera sulla mia pagina Facebook, ma ho cambiato idea. Credo sia giusto che ve li godiate con le foto che li accompagnano, sulla piattaforma per il quale sono stati pensati. In fondo trovate i link, se li avete persi. Qui preferisco ricominciare da capo e raccontarvi la visione d’insieme, un racconto completo con tanto di finale, morale e rivelazione per il futuro.

Saint Michael’s Mount in Cornovaglia. L’analisi degli avvenimenti della prima tappa mi aveva rivelato quel luogo come meta da raggiungere. Dopo un anno di attesa, io e Falkor abbiamo approfittato delle ferie estive per lanciarci nel lungo percorso che divide l’Italia dalla punta estrema a sud-ovest del Regno Unito.

Siamo partiti alla cieca, come sempre, cavalcando una sottile intuizione, quella che legava un misterioso post-it con una data scritta sopra e la mia personale ossessione per San Michele. Il monte/isola in Cornovaglia è l’unico luogo (appartenente alla linea sacra dell’Arcangelo) a essere stato attraversato dall’epicentro dell’eclisse del 1999.

Viaggiamo per due giorni, attraversando il suolo francese da Lyon a Calais, e poi sott’acqua nell’Eurotunnel che ci trasporta un’ora nel passato, e il terzo lo dedichiamo per intero alla visita che avevamo così tanto desiderato. Il luogo emana un fascino antico e un’atmosfera magica e leggendaria, come tutti i monumenti ricchi di storia e di misteri da svelare. Una brutta sorpresa ci rompe le uova nel paniere: Falkor non può accedere al castello arroccato sulla sommità, punto dove intendevo concentrare le mie ricerche. Pazienza: o con il mio fido compagno, o nulla.

Restiamo a vagabondare nel piccolo villaggio di pescatori che copre la parte bassa dell’isola e decido di raccontare la mia storia a una guida. Non mi può aiutare. Il destino, si sa, quando interviene lo fa in grande stile. E allora ecco avvicinarsi un pescatore, incuriosito dalle mie chiacchiere. Mi invita a seguirlo e mi dona una strana mappa, raffigurante il monte e una serie di linee colorate che lo attraversano. Scopro così l’esistenza delle Ley Line, linee spirituali che attraversano il pianeta unendo luoghi e monumenti particolari. Un argomento così vasto da stordirmi. Serve una pausa.

Un pescatore incontrato per caso mi regala questa mappa.

Il quarto giorno decidiamo di rilassarci e prenderci del tempo per riflettere e capire il significato di un indizio così importante. E allora quale idea migliore se non percorrere l’intera costa alla scoperta dei paesaggi spettacolari che la Cornovaglia è in grado di offrire? Ci spingiamo fino al Land’s End, la fine del mondo, con le scogliere a picco sull’Oceano e una vista mozzafiato; guidiamo su e giù per le colline coperte di more e di pecore e finiamo a Tintagel, il promontorio che custodisce la leggenda di Camelot e di Re Artù, con tanto di grotta di Merlino svelata dalla bassa marea. Meno male che avevo pensato di rilassarmi. Mai sottovalutare la forza insita nel percorso che stiamo vivendo. Non è la meta a essere importante, ma il viaggio stesso, a prescindere.

La statua di Re Artù che trovo in cima alla roccia, a pochi metri dallo strapiombo, mi toglie il fiato. Una raffigurazione diversissima dalla tradizione, una presenza eterea, come se si stesse confondendo col vento, un uomo incappucciato con le mani appoggiate sull'elsa della spada leggendaria tenuta di fronte al corpo. Perché è così simile al San Michele che ho tatuato sul braccio? Perché la via dell’Arcangelo incrocia quella delle leggende arturiane? Mi scoppia il cervello, ma sono su di giri per l’ondata di stimoli. E dormo poco.

Re Artù sembra svanire nel vento sulle rocce di Tintagel.

Penso e indago su Internet. San Michele, Re Artù, leggenda, mistero, magia, preistoria (ho fatto un salto anche a Woodhenge e Stonehenge, nel frattempo) e il drago. Drago: la parola magica che risveglia i miei sensi. Il drago è nello stemma che rappresenta il Re, chiamato “Pendragon, il figlio del drago”, ma non solo. Il drago rappresenta la forza magica e, se ribaltato, raffigura il male ancestrale, il nemico da battere, il potere oscuro, il demone che proprio il San Michele guerriero schiaccia e sconfigge. Eccola, la fiaba. Una bella fiaba fantasy, direi.

Ma non finisce qui. Prima di addormentarmi, esausto, scopro la rivelazione più entusiasmante. Indovinate come si chiama la Ley Line dedicata a San Michele, che compare sulla mappa del pescatore e che attraversa l’Inghilterra del sud per intero? La linea del drago. Ma guarda un po’… Non ho bisogno di altro. Sveglia presto e ripartiamo puntando dritto a sud. L’obiettivo? Ricongiungerci con la Ley Line e scoprire cosa nasconde. Visitare i luoghi uno a uno e vedere che succede.

Per non farci mancare nulla, durante il tragitto facciamo tappa al lago dove si dice sia stata consegnata Excalibur ad Artù e poi ci dedichiamo al percorso vero: il sito preistorico di Hurler's Stone Circle e la suggestiva chiesetta di San Michele in Brentor. Raccogliamo meraviglie e suggestioni, un chilometro dopo l’altro, fino al meritato riposo serale.

Siamo al sesto giorno e al ritrovamento che conferma definitivamente di essere sulla strada giusta. Il puntino successivo sulla linea indica la cittadina di Glastonbury e, una volta parcheggiato e raggiunta la piazza principale, capisco subito di essere in un posto fuori dal comune. Negozi di magia, amuleti, libri spirituali, fate e folletti, hippie che passeggiano per strada e odore d’incenso che straripa dalle porte lasciate aperte.

Ed è proprio qui che Re Artù e San Michele si uniscono, tra le suggestive rovine dell’abbazia dove si trova la tomba del Re e la collina del Tor, sulla cui sommità si erge immensa una torre, sepolcro della leggendaria Avalon e monumento dedicato all’arcangelo, che si dice abbia sconfitto il male proprio dalla sua cima. Restiamo seduti sull’erba a goderci quel traguardo incredibile, e io ho la netta sensazione di essere arrivato a qualcosa, di essere nel posto giusto, di aver tagliato il traguardo anche se non ne comprendo ancora il significato. Mi sembra che non abbia più senso proseguire, ma è anche la stanchezza a parlare.

In cima a una collina, la maestosa torre di San Michele. Brividi.

Dopo una notte in un bed & breakfast, il settimo giorno ripartiamo per seguire la linea del drago. Avebury e i suoi giganteschi monoliti, la collina misteriosa di Silbury, le campagne dei cerchi nel grano: le emozioni non mancano. Anche se suona un po’ strano dirlo, però, sono “solo” emozioni. Non hanno poco valore, ma in un viaggio così pregno di significati e indizi, non sono coinvolgimenti vacanzieri quelli che mi interessano. C’è qualcosa che non torna. Come se la linea si fosse interrotta sulla torre il giorno prima… ma non avrebbe senso. La Ley Line prosegue fino alla costa est e ci sono ancora parecchi chilometri da fare e monumenti da visitare.

Vedo Falkor stanco, come a confermare i miei dubbi, con la fisicità spontanea che solo un animale è in grado di offrire. Allora decido di rientrare in Francia, attraversare il tunnel sotto la Manica e dirigermi verso l’Italia. E intanto pensare… provare a mettere insieme i pezzi e vedere se scopro qualcosa. Una notte insonne. Ore intere davanti alla mappa dei luoghi che ho visitato, a rileggere i post che ho scritto, riguardare ossessivamente le foto e pensare, pensare, pensare…

…fino all’illuminazione! Eureka! Quali sono gli elementi fondamentali, i pilastri portanti del viaggio del sogno premonitore e delle due tappe fatte finora? Semplice: San Michele, il drago, le linee sacre e l’eclisse del 1999. Sono sempre stati questi elementi, o l’incrocio di alcuni di essi, a condurmi verso l’indizio successivo, a svelarmi la mossa successiva. E allora non faccio altro che unire i puntini. Letteralmente.

Traccio una linea che unisce la prima chiesa del sogno (Puy-en-Velay) con il Saint Michael’s Mount, poi come seconda disegno la Ley Line del drago (dal monte alla costa est dell’Inghilterra). Il terzo lato del triangolo è ovvio: il collegamento tra l’estremo opposto della Ley Line del drago e la chiesa di Puy-en-Velay. Eccolo! Cosa manca? L’eclisse, ovviamente. E allora sovrappongo il percorso effettuato dall’epicentro di quello straordinario evento solare e scopro che incrocia il mio triangolo in un unico punto, proprio sul terzo lato. Ingrandisco la mappa e noto che coincide con una cittadina della Francia, Noyon, nella quale sorge una magnifica cattedrale.

Frugo su Internet, ma non trovo tracce di San Michele. Non importa: metto da parte ogni dubbio dettato dalla ragione e mi abbandono all’intuito. Non mi costa nulla, solo qualche chilometro che va ad aggiungersi alle migliaia già fatte. Raggiungiamo la cittadina, stranamente deserta, e parcheggiamo proprio davanti alla cattedrale. Vi riporto le parole del diario che ho pubblicato quel giorno, perché non saprei descrivervi meglio una sorpresa così grande:

“La costruzione è gigantesca, più di quanto avessi immaginato. Pensavo di trovare una chiesa normale, date le dimensioni del paese, invece mi si para davanti un ingresso grande quanto Notre-Dame di Parigi.
Leggendo la mappa antistante alla scalinata di accesso, scopro che quella di Noyon è una delle prime cattedrali gotiche della Francia del Nord, e una delle più importanti. Non sto più nella pelle. La curiosità mi fa sudare le mani e ignorare la pioggia.
Entriamo.
Immensa.
La navata centrale ha un soffitto infinito, la pianta è a croce latina e l’altare sorge al centro del transetto. Inizio la ricerca frenetica di qualcosa. Entrambe le navate laterali ospitano piccole cappelle, ognuna dedicata a figure storiche o religiose.
Nessuna traccia di San Michele, però. Raggiungo il fondo e cerco sulle vetrate: raccontano la storia di Gesù e l’unico arcangelo che compare è Gabriele per l'annunciazione. Sto per rinunciare quando noto, all’estremità sinistra del transetto, una statua diversa da tutte quelle che ho visto finora, per il colore (scuro) e il materiale. È appoggiata in una nicchia a tre metri d’altezza.
Mi avvicino e non ci posso credere: San Michele! L’arcangelo è intento a calpestare… un drago! Scatto un miliardo di foto e poi corro dal guardiano per interrogarlo. Non ne ho trovata traccia su nessun depliant e dal racconto della vita di Gesù sulle vetrate non emerge alcun legame con l’arcangelo.
L’uomo scuote la testa e mi dice che non ha nulla. Assurdo. Mi dice che dovrebbe essere stata portata qui da un’altra chiesa intorno alla metà dell’Ottocento e mi conferma che non c’è nient'altro dedicato a San Michele all’interno o nei dintorni…” 

Eccolo, è lui: San Michele. Sapevo che lavrei incontrato di nuovo.

Che dire. Non vi annoierò con sproloqui appassionati sul sogno che si trasforma in realtà, sul valore fondamentale che il nostro sguardo sul mondo ha nel realizzare l’impossibile, sulla potenza della volontà e sull’importanza delle coincidenze. Non è questo il momento e anzi, vi dirò di più: ci ho dedicato la mia prossima newsletter (se non lo avete ancora fatto, iscrivetevi e ci confronteremo su un tema che mi è davvero molto caro).

E quindi, che dire? Una cosa fondamentale c’è. Sembra incredibile persino a me, ma sono riuscito a svelare il significato del tassello finale, l’indizio che la statua vuole rappresentare per il mio viaggio. San Michele calpesta il drago, la sfida tra l’Arcangelo e la potente creatura. Mi sono scervellato parecchio. Ho cercato dappertutto, ripercorrendo sul web i luoghi della Ley Line e persino i più remoti sulla linea sacra di San Michele (quella che ho tatuata sul braccio e che collega il sud dell’Irlanda con la Siria). Ho lasciato per ultimo quello che conosco meglio, andando alla fine a curiosare solo per sfinimento, perché non ne erano rimasti altri.

La linea sacra di San Michele tatuata sul mio braccio.

Che stupido che sono stato. Pensavo di conoscerlo ma mi sbagliavo… Sto parlando della Sacra di San Michele, proprio qui, vicino a Torino, all’imbocco della Valle di Susa. Cosa ho scoperto? Una storia inquietante, mischiata a leggende popolari di ogni genere. Ce l’avevo sotto gli occhi. Cosa? La sfida tra San Michele e il drago! 

C’è un monte di fronte alla Chiesa dedicata all’Arcangelo: il Musinè. Un posto pazzesco, avvolto da un alone di mistero e da centinaia di dicerie. Una tra tutte, la più forte e antica, sostiene che quella strana montagna di forma piramidale, sulla quale la vegetazione non riesce a crescere, rappresenti il male, il potere ancestrale della terra, il drago come nemico dell’umanità, che riposa nelle profondità in attesa di svegliarsi e spargere terrore nel mondo. Dalla parte opposta della valle, chi sorveglia il mostro? Chi ci protegge? San Michele, custodito tra le mura della sua Sacra.

Si vede la somiglianza del mio San Michele con Re Artù di Cornovaglia?

Ecco la terza tappa! 

Il viaggio continua e mi ha portato vicino a casa. Ma quale sarà la vera sfida? Cosa mi aspetta? Dove mi porterà un’indagine così profonda e dai tratti oscuri? Non ho intenzione di partire ora. Sento il bisogno di raccogliere le idee e studiare. Sono sicuro che una tappa del genere vada preparata a dovere. Come dicono? Quando il gioco si fa duro…


I numeri del viaggio


Vi ringrazio per essere arrivati fin qua e, come promesso, alleggerisco un po’ i contenuti regalandovi qualche numero curioso sulla seconda tappa:

· chilometri percorsi: 3.710
· monumenti visitati: 16
· passi fatti: 57.000
· distanza percorsa a piedi: 51 km
· birre bevute (sono stato parsimonioso e molto sobrio): 14
· caffè orrendi: tutti
· Stories pubblicate su Instagram: 99
· diari di viaggio pubblicati su Facebook: 10
· slinguazzate da Falkor: non calcolate


Diari di viaggio


Qui di seguito trovate i link ai diari giornalieri postati su Facebook, se volete approfondire e godervi le foto di tutto quello che vi ho raccontato.

· 1 giorno
· 2 giorno
· 3 giorno
· 4 giorno
· 5 giorno
· 6 giorno
· 7 giorno
· 8 giorno
· 9 giorno

Alla prossima, 

Ronnie 

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