venerdì 24 febbraio 2017

Corsi di scrittura creativa: questi (fin troppo) conosciuti

I corsi per imparare l’arte della narrazione sono tantissimi e, negli ultimi anni, si sono moltiplicati come conigli. Insomma, sono un argomento trito e ritrito, ma non abbastanza per chi, come me, ama parlare di scrittura.

Potrei provare a scansarlo, anche con una discreta dose di abilità, ma so che non è possibile. E allora, invece di caderci per caso, ho preferito buttarmici dentro fino al collo. Tutto ciò che dirò potrà essere usato contro di me, ma almeno ne sono consapevole.

Chiariamo subito una cosa: insegnare a scrivere non è possibile. Figuriamoci imparare a farlo da qualcuno che ha la pretesa di rivelarci la sua ricetta segreta.


Ma di che tipo di scrittura sto parlando? 


Il cinema (e quindi la sceneggiatura), la saggistica, il giornalismo e altri generi specifici di scrittura vanno senza ombra di dubbio supportati da uno studio mirato. In questi casi, se vi siete interessati o iscritti a un percorso didattico con lo scopo di “imparare a scrivere”, potete dormire sonni tranquilli (ma do per scontato che vi siate accertati che l’insegnante sia capace e autorevole).

Se si tratta di “scrittura creativa” (la narrativa, per intenderci, anche se l’altro nome fa più figo), invece, il discorso cambia e sì, posso affermare con quasi assoluta certezza che i corsi non servono a niente.

Un corso è “una serie di lezioni ordinata secondo un criterio di progressivo apprendimento”. Se parliamo di matematica, fisica o scienza, funziona. Anche architettura, ingegneria, lingue e mettiamoci dentro anche le materie legate a una tipologia di studio più strettamente mnemonico, come la giurisprudenza o il diritto. Ma non la narrativa.

L’unica tecnica a disposizione dell’arte della narrazione è la grammatica. Su quella ci si può specializzare, se si è particolarmente ossessionati dall’argomento, ma o la si è imparata a scuola o forse è meglio cambiare sogno nel cassetto. Io non conosco a memoria i nomi di tutti i tempi verbali e non ricordo alla perfezione la lista di figure retoriche o gli arzigogolati voli pindarici della parola italiana. Non importa. Leggendo si scoprono e si sperimentano, e scrivendo si assimilano.

Qualcuno potrebbe obiettare: e le tecniche narrative? Certo, esistono un’infinità di modi per raccontare una storia e vanno fatte altrettante scelte: il tempo verbale con il quale raccontiamo, il tipo di narratore, la persona (prima, terza…), l’impiego di uno stile specifico, la costruzione di una struttura, il senso di realtà, lo sviluppo dei personaggi, l’ambientazione e molto altro. Ma per ognuna di queste (esclusa la conoscenza grammaticale necessaria a comprenderle) non esiste una scienza esatta, o meglio un modo assoluto per utilizzarle.

Conviene scrivere al presente o al passato? Non lo so, dipende… Quello che so è la sensazione che comunica al lettore la scelta del tempo verbale, le possibilità che offre, le sue sfumature. E come faccio a saperlo? Ho letto abbastanza libri da essermi imbattuto in parecchie possibilità. Non si finisce mai di scoprire e di stupirsi, e accrescere a mano a mano il bagaglio è il miglior modo per diventare bravi scrittori.

Il percorso formativo perfetto esiste e si chiama: “Leggi & Scrivi” 


Forse c’è chi storce il naso di fronte a queste affermazioni così categoriche. Mi spiace. Questo non significa che dobbiate evitare come la peste tutto ciò che associa la parola “corso” alla parola “scrittura”. Io ne ho persino tenuti alcuni, anche se non ho mai avuto la presunzione di chiamarli tali. Laboratorio è un vocabolo più azzeccato. Si discute, ci si confronta, si scambiano opinioni, si discutono le preferenze, guidati da una persona abbastanza autorevole da auto-eleggersi “moderatore”.

Quello che ho fatto e che faccio in queste occasioni è trasmettere la mia esperienza, positiva e negativa, condividere i miei percorsi, i dubbi che ho risolto, quelli ancora da risolvere e i metodi (sempre variegati) che ho utilizzato per finire una stesura, sviluppare un’idea, imbastire una sinossi…
Insomma, va contro il mio interesse questa apparente crociata contro i corsi di scrittura, ma preferisco essere chiaro. Dovete tenere a mente che, sul serio, nessuno può insegnarci a scrivere, e non dovete avere nessun dubbio sul fatto che l’arte della narrazione si fondi solo su una pratica costante e ostinata, nutrita da un’altrettanto solida relazione con la lettura.

Ho insistito, insisto e continuerò a farlo, ripetendo come un disco rotto che non si può far altro che scrivere, leggere, scrivere, buttar via, scrivere ancora, leggere, riscrivere, leggere, riscrivere un’altra volta e via così. Mi rendo antipatico, avvolgo tutto in un sacco nero di scetticismo e concedo ben poco. E perché lo faccio? Non sono un masochista. Sono solo molto appassionato e tengo tanto alla qualità di un mestiere che amo più di ogni altra cosa: lo scrittore.

Dispenso consigli, per lo più scomodi ma veri, frutto di un’esperienza fatta di errori e successi, nella speranza che ognuno di voi riesca a scovare la sua creatività più profonda e sincera.

Non fatevi mancare nulla 


Iscrivetevi dove vi pare, seguite le lezioni che trovate, su carta, online, dal vivo e via e-mail (io ho anche frequentato per due anni il Master della Scuola Holden di Baricco. Non me ne vogliano gli amici della Holden: il loro grande merito non è stato insegnarmi qualcosa, ma permettermi una full immersion quotidiana con un confronto costante e una sana competizione alimentata dalla nostra ambizione).

Iscrivetevi ovunque, dicevo, ma non pretendete di “imparare a scrivere”. Per quello ci vorranno anni di parole messe su carta e non si finirà mai comunque. Leggete di tutto. Leggete libri teorici, che parlino di tecniche, stili e struttura, ma ricordate che potrete assimilarle solo quanto vi ci scontrerete all’interno di un libro vero. Leggete anche qualcosa di grammatica perché una rispolverata non guasta. Leggete montagne di racconti e romanzi, anche brutti (insegnano cosa evitare assolutamente). Leggete ma non vi ossessionate.

Faccio spesso questo discorso legato al cinema. Ho studiato critica cinematografica e tecniche di ripresa e sceneggiatura, e il rischio è di non essere più in grado di guardare un film con emotività. Io mi concedo sempre una prima visione totalmente libera da ogni giudizio tecnico, lasciando che sia la mia sensibilità a decidere se la pellicola mi ha suscitato qualcosa o meno, a prescindere dai difetti. Con i libri bisogna fare lo stesso. 

Leggete perché è bello farlo, perché arricchisce la nostra esperienza, senza pretendere che vi educhi al mestiere di scrittore. Poi, quando il peso di quello che vi resta è importante e vi trovate di fronte a qualcosa di nuovo, ritornate su quelle pagine e approfondite, setacciate ogni frase, godetevi ogni parola, assimilate e imparate.

E allora, ripeto, i corsi di scrittura creativa non servono a niente, ma fateli lo stesso. Non per imparare a scrivere, ma per attingere a un mondo infinito e, se avrete la fortuna di incontrare professionisti appassionati, per nutrire nel modo giusto la vostra voglia di scrivere.

So che sognate di dare alla luce il romanzo che cambierà la letteratura contemporanea e che stareste giorno e notte a scrivere, ma fidatevi… passerete in realtà la maggior parte del tempo con la voglia di dare tutto alle fiamme, anche se poi, alla fine, non lo farete. Proverete a fingere che vi siete stufati, che non vi interessa più e che, in fondo, non fa per voi. Ma tanto lo sapete…

…vi mancherà.

Nessun commento:

Posta un commento