giovedì 26 gennaio 2017

Leggere libri: che ve lo dico a fare?

Nello scorso articolo vi ho salutati con una semplice battuta, una domanda retorica sull’importanza della lettura, sia per chi vuole intraprendere la carriera di scrittore sia per chi vuole essere una persona migliore.

Chi non legge, non mi voglia male. Accetti con consapevolezza, però, di non attingere a un potenziale incredibile. Lasciamo stare le frasi a effetto, e veniamo al dunque: leggere è una delle due cose che più aiutano il nostro cervello a maturare capacità di ragionamento, di linguaggio e di comprensione, oltre che a sviluppare uno spirito critico, un gusto e una cultura personale. L’altra è la matematica, ma siccome so che la maggior parte di voi la detesta, passo oltre. Forse un domani vi racconterò tutti i suoi segreti (io la amo, se ricambiato o no ancora non so dire…).

Non sono importanti il mestiere che fate, il sogno che avete nel cassetto o la quantità di ambizione che vi pulsa dentro. Non è necessario nemmeno avere particolari voglie artistiche. Leggere fa bene a tutti. Ragionando per assurdo, potete scegliere anche i romanzetti da edicola o le riviste di settore. Dipende, è chiaro, dal motivo per cui leggete. Ma fatelo comunque.

Sembro un invasato quando parlo di libri e di lettura, ma ho sperimentato sulla mia pelle, e a tutte le età, il beneficio che ne deriva. Occorre restringere un po’ il campo, adesso, altrimenti a breve la tentazione di divagare non mi darà più scampo. Esistono tre tipologie diverse di lettura e, siccome non mi faccio mancare niente, sono ossessionato da tutte. Questo mi porta spesso a trascorrere manciate sostanziose di minuti davanti alla libreria (stracolma di volumi ancora illibati, maledetta!), indeciso su quale intraprendere:

  • letture adatte a chi vuole fare lo scrittore; 
  • letture per chi ha bisogno di intrattenimento, piacere e cultura; 
  • letture per chi è alla ricerca di un percorso di crescita interiore. 
Naturalmente, ho per voi i tre titoli che occupano il primo posto nella classifica di ognuna di queste tipologie.

Partiamo da colui che ho già citato di recente: Stephen King. Sono di parte perché ci sono molto affezionato: ho iniziato a leggere i suoi libri all’età di nove anni, e lo facevo di nascosto perché mia madre non era d’accordo (come darle torto, visti i temi…).

Quando mi ritrovai tra le mie mani di bimbo il suo Pet Sematary, capii subito che stavo per entrare in un mondo che non avevo mai neanche osato avvicinare, nonostante avessi già fatto esperienza con “i libri dei grandi”. Il finale segnò così tanto la mia immaginazione da suscitarmi il terrore di leggere qualsiasi altra riga scritta da lui e, allo stesso tempo, l’impossibilità di farne a meno. E così sono passato a IT, scaricando nelle fogne di Derry gli ultimi residui di sanità mentale e iniziando a desiderare più di ogni altra cosa di diventare uno scrittore.

Non so perché sono finito a parlarvi di due libri che in realtà non c’entrano. Quello che volevo citare, a proposito di testi fondamentali per chi vuol mettersi a scrivere, è: On Writing. Rischio di diventare noioso, lo so, ma lo stile di King nel descrivere il suo rapporto con la scrittura, nell’essere schietto, semplice, diretto e concreto, non può che stimolare chiunque voglia diventare un autore “di mestiere”. Ve l’ho già detto una volta e lo ripeto: leggetelo. Lo avete già letto? C’è sempre tempo per un’altra rilettura. Io sono alla terza e ogni volta ho approfondito una riflessione che mi ero perso per strada…

Veniamo al secondo tipo: L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis. Uno dei miei romanzi preferiti, in assoluto. Una capacità descrittiva strepitosa e non ridondante, dialoghi eccezionali e introspezione incredibile. Insomma, tutto quello che deve avere un libro perfetto qui c’è! Il fatto che sia stato scelto proprio David Bowie per impersonare il protagonista al cinema dovrebbe far capire di che tizio si tratta.

Per chi ha voglia di raccontare storie, i capolavori della letteratura sono anche libri di studio, spunti fondamentali per imparare a navigare tra scelte narrative diverse e scoprire modi sempre nuovi per trattare le parole. Però attenzione: meglio non farsi prendere dal bisogno di studiare un romanzo mentre lo si legge per la prima volta. Godetevelo e poi, se per qualche motivo continua a risuonarvi dentro, ritornate sulle sue pagine con un po’ di spirito critico.

E ora il terzo. Questa tipologia è più delicata delle altre e il motivo è che ognuno di noi ha una sensibilità propria e percorsi di vita diversi, se non addirittura opposti. Il mio consiglio spassionato è: non fatevi fare il lavaggio del cervello da elenchi di libri motivazionali, per la maggior parte privi di valore o senso.

La cosa migliore è imparare a individuare il nostro punto debole e accettarlo, comprenderlo e guarirlo, per diventare così migliori e avanzare verso l’imperfezione successiva. E come? Indovina, indovinello… leggendo! Potrà sembrare una robaccia new age, ma se vi siete dati da fare nel capire qual è il vostro tallone di Achille il libro giusto saprà farsi trovare, sullo scaffale di una libreria o dalle mani di un amico.

Ebbene, tra tutto quello che mi è capitato di leggere negli anni, mentre avanzavo imperterrito, un errore dopo l’altro, il primo premio lo vince senza dubbio Il tao del dragone di Bruce LeePerseveranza, obiettivi inattaccabili e una morale solida. Se nella vostra vita rincorrete grandi sogni, studiatelo. Se invece non avete ambizioni strepitose (e non c’è nulla di male), fatevi lo stesso questo regalo. Ne vale la pena…

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