martedì 10 gennaio 2017

Fare lo scrittore è figo (davvero)?

Non sono (ancora) diventato famoso, ma ho già avuto modo, nella mia singhiozzante carriera, di confrontarmi piuttosto spesso con la creatività e le fantomatiche muse. Sì, perché è uno degli argomenti più “richiesti” da fan, appassionati, colleghi e passanti.

Sarò sincero: non credo nell’ispirazione che scende dalle stelle e tantomeno nell’artista posseduto che compone un nuovo capolavoro della letteratura nell’arco di una nottata. Quindi, se volete un consiglio da parte mia, lasciate stare le dicerie romantiche sulla scrittura – arte tra le più inflazionate – e datevi da fare. Vi dirò come tra un attimo, anche se non ci vuole una scienza per immaginarlo.

Partiamo dal principio. Uno che vuole scrivere, per me, lo fa perché si è stancato di sentire quella “storia” urlare nella testa. È stufo di entrare in libreria, accarezzare le copertine delle novità e sognare di trovarci la propria, un giorno. Conosco scrittori che dicono di non amare la pagina bianca, vederla riempirsi di parole, ma non possono comunque farne a meno, altrimenti quella trama, quel personaggio, quell’aneddoto, diventerebbero un’ossessione. Una reale insoddisfazione.

Li capisco. Non è tutto sto granché sedersi davanti al computer e concentrarsi per tradurre in frasi coerenti un’immagine, un’azione, una sensazione già ben chiara nel cervello. A volte è un insopportabile sforzo, e diffido un po’ di chi dice che è una gran figata e che, se potesse, scriverebbe anche dodici ore al giorno.

Quand’ero giovane e spensierato, aspettavo l’ora più propizia e preparavo il tavolo del mio piccolo studio, ricavato nella camera da letto: portatile al centro, appunti a lato, una penna sulla destra e una tazza di tè fumante accanto. Poi mi perdevo alla ricerca di una playlist adeguata, controllavo ancora le e-mail e le notifiche del cellulare, spegnevo le luci della casa. Concludevo poco e alla fine avevano la meglio il nervosismo e la stanchezza. Era un metodo perfetto per procrastinare l’incontro con la pagina bianca.

Ora ho smesso di tirarla tanto per le lunghe: scelgo un orario preciso, mi accomodo, apro il computer e ricomincio da dove avevo lasciato. Molto spesso faccio tutto così di fretta che dimentico di cambiare la felpa con cui sono uscito e di far partire un po’ di musica. Scrivere non è diventato più semplice, ma quando si ha poco tempo meglio non cincischiare.

Non fraintendetemi, però. Le gratificazioni che ottengo quando il racconto acquista corpo, e sfumature, e diventa più profondo e più bello di quello che avevo pensato, quando i personaggi mi sfuggono di mano e fanno cose inaspettate (succede sul serio!), sono talmente coinvolgenti che compensano tutto quel disagio produttivo. Se poi vogliamo aggiungerci l’egocentrica, ma più che legittima, scarica di orgoglio quando ricevo un sincero apprezzamento, allora posso dirvi che sì, fare lo scrittore è figo. 

A questo punto immagino qualcuno di voi con le sopracciglia strette in un’espressione diffidente. Ma non avevi esordito sparando a zero sul romanticismo e sull’ispirazione? E poi non hai deviato il discorso su emozioni inebrianti e altre robe strane? Sì, avete ragione, ma perché tutto quello che vi ho descritto avvenga bisogna trattare la scrittura come un mestiere.

In un vero mestiere ci si alza al mattino anche contro voglia (o si va a letto tardi sacrificando gli svaghi), ci sono scadenze da rispettare con rigorosa continuità e, soprattutto, ci sono un sacco di cose noiose da fare. Per ultimo, ma non meno importante, servono allenamento e disciplina. Dubito che qualcuno riesca a fare qualsiasi cosa al grido di “buona la prima”. Con la scrittura è lo stesso. 

Probabilmente la prima stesura di un racconto, una novella, un romanzo, un saggio sarà sempre pessima (anche se crederete di aver appena tirato fuori dal cilindro un capolavoro). Nel dubbio, buttate via e ricominciate: non ha mai fatto male a nessuno.

Nella mia singhiozzante carriera di scrittore, dicevo, le cose migliori che ho prodotto e i progetti editoriali che ho concluso con reale soddisfazione sono stati portati a termine solo quando ho trovato la forza di sedermi davanti al computer ogni giorno, affrontando una lotta all’ultimo sangue contro la mia volontà. E ogni volta in cui ho trionfato, ne è valsa la pena.

Potevo mentire e raccontarvi che scrivevo in ogni secondo libero, su pezzetti di carta profumati, preda di un talento formidabile e guidato dalla mano di una divinità favorevole. Ma ho sempre preferito portare la gente dietro le quinte con me, nel fango. Ogni giorno farei qualunque altra cosa pur di non mettermi davanti a quella pagina bianca così esigente. Quando poi finisco, invece, farei qualunque cosa pur di ricominciare. E forse è per questo che amo così tanto questo mestiere…

P.S. Dimenticavo… che bisogna leggere come dei pazzi non ve l’ho detto, ma è scontato, vero?

4 commenti:

  1. Sì, condivido tutto! E' faticoso, doloroso, stressante, sfibrante, ma è come una droga, nel bene e nel male, che poi fa bene... lo hai spiegato benissimo. Non esistono inebrianti capacità metafisiche piovute da un dono divino, ma tenacia, disciplina e tanta tanta tanta modestia (umiltà?), paiono luoghi comune, ma tra il dire e il fare... saper ricominciare da zero, cestinare, ascoltare le critiche e renderle fruttuose, non è cosa da poco!

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    1. Grazie mille! Il rapporto/scontro con la creatività e la volontà sono sempre molto personali, ma senza ombra di dubbio umiltà, disciplina e tenacia sono ingredienti efficaci per tutti. ;)

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  2. Caro Ronnie, ricordo benissimo quando raccontavi ciò che hai scritto, durante il corso di scrittura in cui ti ho conosciuto. Hai lasciato un segno nella mia testa, e da lì è iniziato qualcosa di vero, che si è concretizzato. D'accordo con te nel trattare il mestiere come un mestiere! Anche io scrivo quando riesco, non riuscendo ancora a vivere da scrittrice, e non ho l'ispirazione a portata di penna, però, spesso, quando il tempo manca, mi manca sedermi davanti alla storia che sto scrivendo e non vedo l'ora di farlo! A volte la testa mi scoppia, anche solo per una parola o una virgola... Poi mi innamoro di nuovo di ciò che sta nascendo <3

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    1. Ciao! Sono felicissimo di essere riuscito a trasmettere quello in cui credo e altrettanto contento di aver lasciato un segno e aver contribuito al tuo “inizio”!
      Ricordo quel corso con grande affetto. Eravate un bel gruppo e abbiamo lavorato molto bene insieme. Un giorno tornerò a insegnare, chissà…
      In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti e continua con questa tenacia. La costanza premia sempre! :D

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